“Gioco in Piemonte: la legge di contrasto alle patologie da gioco nata nel 2016 prevedeva una serie di azioni per prevenire forme di dipendenza dal gioco. La leggera contrazione nella spesa registrata negli ultimi due anni, parliamo di 6 punti percentuali in meno tra il 2018 e il 2017 viene attribuita a queste misure anche se è necessario soffermarsi non solo sul denaro speso ma anche sulle mutazioni in atto nelle abitudini di gioco in Piemonte e dunque sulla composizione stessa della spesa. Da qui parte lo studio GAPS del CNR che prenderà il via nei prossimi giorni al quale parteciperanno 80 comuni piemontesi con oltre 30mila residenti tra 18 e 80 anni. Il progetto tra i suoi obiettivi tende ad offrire una analisi sugli effetti del distanziometro nonostante gli ultimi studi Eurispes collegati al rapporto pubblicato dall’ISS evidenzino l’inutilità di questo strumento sia sul piano del contrasto alle patologie che sul fronte di una inevitabile apertura a mercati illeciti. Nella regione confinante, la Lombardia, sarebbero un po’ più avanti poiché a 5 anni dalla introduzione del “distanziometro” ci si è posti il problema della “segregazione delle apparecchiature legali” nel tentativo di comprendere se questa forma di “espulsione” del gioco dai luoghi pubblici produca poi gli effetti auspicati. Pare che non sia così, chi vuole il gioco lo cerca, e se trova quello non lecito vi si avvicina senza remore, azzerando ogni possibile effetto socio-sanitario del distanziometro. La considerazione emerge in relazione al “picco massimo” di giocatori problematici in Lombardia raggiunto nel primo anno di vigenza del distanziometro (2013) con il conseguente trasferimento di denaro verso altri lidi. L’inesistenza di rilevazioni epidemiologiche di carattere scientifico pone l’interrogativo se il G.A.P. è un fenomeno meritevole di strumenti mortificanti se non provocare come unico effetto pesanti ricadute sulle economie locale di migliaia di pubblici esercizi e di posti di lavoro.”